Originariamente pubblicato su Medium
Laura e Paola sono due mie amiche, entrambe insegnanti di scuola primaria. Molto impegnate sul fronte didattico — la scuola italiana al suo meglio — sono anche tra i non molti insegnanti consapevoli dell’importanza del digitale e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella società di oggi e in quella di domani.
Laura de Fabritiis, formiana, è insegnante di scuola primaria presso l’Istituto Comprensivo Pasquale Mattej di Formia (LT); Paola Forte, tarantina, insegnante di scuola primaria presso l’Istituto Comprensivo Roiano-Gretta di Trieste.
Ho fatto alcune domande sul loro approccio e sulle loro esperienze nella “scuola digitale”.
L’informatica e le nuove tecnologie fanno parte delle materie previste dai programmi ministeriali: qual è, nella realtà scolastica, il grado di attuazione di queste direttive? I vostri colleghi, in generale, si impegnano nell’insegnamento di queste materie?
Laura — Essendo una disciplina di studio, tutti i docenti che insegnano Tecnologia e Informatica hanno tra gli obiettivi del curricolo quelli di insegnare il primo avvicinamento al digitale. L’educazione al digitale fa parte comunque di un approccio nuovo della didattica che si avvale di contenuti e di strategie educative che utilizzano software e la LIM (Lavagne Interattive Multimediali -progetto Scuola Digitale), che ormai è presente in quasi tutte le scuole.
Paola — L’Informatica è una materia curricolare e come tale esiste un programma ministeriale che deve essere svolto. Purtroppo però, come accade per la musica, viene svolta solo la parte tecnologica, più disciplinare, a discapito della parte più “pratica”.
Per quanto riguarda i miei colleghi “dediti alla causa” ce ne sono, ma sono molto pochi. Insegnare ai bambini a usare consapevolmente gli strumenti tecnologici costa fatica e tempo. Molti non hanno le competenze per farlo, non hanno voglia di imparare sul serio, ma criticano chi lo fa seriamente.
Potete descrivermi nello specifico alcune attività che svolgete in classe?
Laura -Le attività che svolgo sono programmate in base all’età degli alunni e quindi alla classe che mi trovo di fronte. Come ogni buona programmazione che si rispetti, il primo punto è fare una buona analisi della situazione, attraverso indagini colloquiali, esperienze concrete, giochi, che vanno a testare il livello di partenza del gruppo classe. Poi si fa riferimento alle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, che hanno una specifica sezione dedicata alla tecnologia e a quali competenze mirare nella progettazione di un curricolo specifico. Quest’ultimo si riferisce poi al POF (Piano dell’Offerta Formativa) di ciascun Istituto che ogni anno costruisce il proprio ideale percorso formativo, quello che ritiene più giusto, quello rispondente alla “mission” dell’Istituto.
Tra le attività che svolgo quotidianamente ci sono:
• l’uso della LIM
• la creazione lavori di didattica speciale ed inclusiva
• l’uso di internet
• la creazione di file su vari argomenti
• la creazione di slides in Power Point
• il montaggio di immagini con programmi che permettono di creare storie
• la catalogazione e il riordino di contenuti
• la formattazione di testi
• la stesura di esercizi e training di apprendimento volti sia al recupero che al potenziamento di apprendimenti
• la predisposizione di attività di verifica
Paola — In classe utilizzo la LIM per:
• spiegare la lezione come se fosse una lavagna di ardesia
• presentare una lezione preparata a casa utilizzando il software della LIM o un semplice Power Point
• preparare dei test interattivi
• utilizzare il collegamento internet per fare musica, inglese, tedesco, immagine
• giochi interattivi in tutte le discipline
• scaricare e utilizzare il libro di testo digitale ecc.
• registrare le lezioni sulla LIM e condividerle su Edmodo (piattaforma didattica)
• preparare video tutorial e registrare podcasts
• aggiornare il blog di classe
• partecipare a concorsi e progetti con la classe
• realizzare video per concorsi e progetti didattici
Secondo la vostra esperienza, qual è il grado di utilizzo di computer, tablet e smartphone dei bambini? Vi sembra che nelle loro famiglie sia diffuso l’uso “consapevole” del computer, di Internet e dei social media?
Paola — I bambini hanno un’apparente familiarità con il computer. Quando ci rechiamo nel laboratorio multimediale — però — spesso non sanno come accendere il computer o il monitor. Non hanno competenze sia pur elementari di programmi come Microsoft Word o addirittura di Paint. Non sanno come aprire, scrivere o salvare un file. E poi… dove salvarlo? Non riescono neppure a trovare le lettere accentate sulla tastiera o i segni di punteggiatura. Diversa cosa invece se si propone un gioco interattivo su computer o tablet. Diventano allora più intuitivi.
Le famiglie non educano in modo consapevole i figli sull’uso del computer e di internet. Non sanno guidarli adeguatamente quando devono fare una ricerca. Spesso devo spiegare ai genitori come fare per effettuare ricerche, iscriversi alla classe virtuale, scaricare il libro digitale, ecc.
Laura — Quello di cui mi rendo conto, anno dopo anno, è che ho, ovviamente, sempre più nativi digitali in classe; ne sanno più di me in quanto ad app, sono abilissimi nell’uso del tablet, degli smartphone e dei dispositivi touchscreen in generale ma sono peggiorati nell’uso e nella comprensione del computer “tradizionale” e dei suoi programmi.
Per quanto riguarda le famiglie, una minoranza di genitori non ha connessione internet a casa, altri hanno dei filtri per evitare navigazioni in acque pericolose, altri non li controllano.
Vi tenete in contatto durante l’anno scolastico con alunni e genitori tramite email, canali social tipo Facebook, chat come Whatsapp?
Laura — Utilizzo l’email per inviare materiali, suggerimenti e per farmi recapitare file utili alla creazione di book digitali, alla realizzazione di pubblicazioni finali di progetti, di manifestazioni e di tutto ciò che può essere inviato in risparmio di tempo e di fotocopie. Inoltre con l’invio di email gli alunni sono motivati a svolgere un’attività che li porta all’analisi delle fonti online in modo da abituarli a valutarne l’attendibilità. Insomma devono poter utilizzare il metodo scientifico nell’informarsi su vari argomenti.
Paola — Con i genitori utilizzo più di un canale: Facebook, Whatsapp, email ed Edmodo.
All’inizio di ogni ciclo didattico creo una classe virtuale su Edmodo a cui possono iscriversi alunni e genitori attraverso un codice del gruppo. Si tratta di una applicazione che si può installare anche su smartphone, tablet o da cui si può accedere via computer senza alcuna installazione. All’interno della classe l’insegnante può assegnare compiti, dare avvisi, proporre test di verifica, condividere materiale come testi, canzoni, video ma anche allegare link esterni. La stessa cosa possono fare gli alunni. Si crea in tal modo una libreria condivisa di materiali.
Vi ho parlato delle iniziative di “coding” — insegnamento delle basi della programmazione nelle scuole — che vengono organizzate da gruppi di volontari e “spinte” da associazioni come quella dei Digital Champions (di cui faccio parte). Pensate che queste iniziative siano utili per integrare il lavoro che insegnanti come voi svolgono nel preparare i bambini e i ragazzi a vivere nel mondo digitale?
Laura — Penso che sia un’iniziativa molto utile. La mia ottica è impostata anche sulle possibilità offerte dal lavoro di programmazione digitale in merito alla messa a punto di prodotti che favoriscano l’apprendimento in presenza di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, di Disturbi del Neurosviluppo, di Autismo e di tutte quelle problematiche riferite all’apprendimento che con l’ausilio del mezzo informatico possono costituire un valido aiuto.
Paola — Ritengo che queste iniziative siano molto utili sia per gli alunni sia per gli insegnanti. Ho aderito quest’anno al progetto “Programma il futuro” realizzato dal MIUR in collaborazione con il CINI, Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, che mette a disposizione delle scuole una serie di strumenti semplici e divertenti per far comprendere e sperimentare anche ai bambini le basi della programmazione digitale e del pensiero computazionale. Sto anche pensando di organizzare un CoderDojo a Trieste.
Sono referente del progetto EIPASS Junior for school e la mia scuola si è accreditata come Ei-center. Gli alunni di una classe quinta quest’anno conseguiranno la certificazione informatica EIPASS. Uno degli argomenti del programma è proprio il coding e l’ambiente di programmazione Scratch.
Un’ultima domanda a Laura, questa volta nel tuo ruolo di mamma di un ragazzo autistico, Lorenzo, e come inesauribile “deus ex machina”, insieme a tuo marito, dell’associazione Liberautismo; che ruolo hanno avuto e hanno strumenti come computer, tablet, smartphone nel percorso terapeutico di Lorenzo in generale e nel contesto dell’ambiente scolastico in particolare?
Laura — Grazie al computer è stato possibile predisporre lezioni, sussidi, percorsi didattici mirati in tutti i contesti di vita.
Laura ci racconterà nel dettaglio, in un prossimo post, le esperienze personali legate all’aiuto che le tecnologie digitali possono fornire per favorire l’inserimento e l’integrazione dei bambini e dei ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico