Su Internet Actu, una delle riviste online francesi più interessanti tra quelle che si occupano dei temi del digitale e dell’innovazione, compare una riflessione intrigante sulle nuove categorizzazioni della società che algoritmi e big data rendono possibili.
Lev Manovich, esperto di culture digitali e new media art, sostiene che si è passati da una società basata sulle statistiche a una basata sui dati, interpretabili e analizzabili praticamente in real time. Una statistica a grana finissima, “embeddata” nella società, che della società fornisce nuove rappresentazioni e raggruppa gli individui in un numero praticamente infinito di categorie sociali, economiche, culturali.
[themify_quote]Prima, quando l’informatica non esisteva o era rudimentale, non si poteva classificare la popolazione che in qualche categoria: uomo/donna, normale/anormale, in salute/malato, francese/straniero ecc. Oggi, se vi interessate alla popolazione di una grande città, avete a disposizione un numero incalcolabile di variabili. Potete quindi creare delle categorie che obbediscono a dei criteri infiniti, e nuovi. Perché questo è importante? Per Manovich avere la possibilità di raggruppare e di dividere secondo un numero quasi infinito di criteri mina le rappresentazioni classiche delle popolazioni. (traduzione mia)[/themify_quote]
Ogni persona passa in continuazione da un gruppo all’altro, a seconda del contesto e del momento. La società non è più fotografata da statistiche disciplinate, ma ripresa come un video in riproduzione continua dove i frames sono i dati che rimescolano continuamente le rappresentazioni (e le definizioni) dei gruppi sociali.
Non è solo una questione di web marketing. E’ una questione politica. Dice Xavier de la Porte, autore del post, che questo è importante perché
[themify_quote]…perché quando i vecchi criteri operano nel reale (il fatto d’aver un nome arabo, di essere una donna, di essere handicappato, questo vuole ancora dire qualcosa) diventano leve di comando. Ma quando computer, database, algoritmi ci possono convincere che “l’altro” non è dove noi pensiamo, se possono far venire alla luce prossimità incongrue o affinità profonde e essenziali, beh, questo ci farebbe avanzare un po’. (traduzione mia)[/themify_quote]