Vi piace guardare più puntate contemporaneamente della vostra serie preferita (non so, un titolo a caso, “I Griffin” :)? Forse non lo sapete, ma siete dei “binge viewers” (o “binge-watchers“). Questa modalità di fruizione di contenuti video sta sempre più prendendo piede, grazie all’aumentare dei servizi on demand/online che mettono a disposizione degli utenti milioni di ore di serie, sit-com, cartoni animati, fiction.
Secondo una ricerca della Edelman Berland compiuta su un campione di 3.000 persone negli Stati Uniti quasi il 94% degli intervistati organizzano “maratone” video (in Gran Bretagna l’89%, in Cina il 99%…) e, secondo altre ricerche, il 70% si definisce “bingers“. Nell’era dei selfie non potevano che essere motivazioni personali e non sollecitazioni esterne a far propendere verso il binge viewing: sapere “come andrà a finire” o sentirsi coinvolti dalla storia le risposte più frequenti. E’ interessante notare che più della metà del campione (in USA e in UK) fruisce della visione attraverso app o servizi creati dagli stessi produttori di contenuti, cosa che può indicare a quest’ultimi un’ulteriore via per creare esperienze di visione e condivisione avanzate.
Non a caso Netflix ha reso disponibili tutte le stagioni di “House of Cards” e di “Orange Is The New Black” e Amazon Prime tutte le puntate di serie come “I Soprano” e “The Wire“. Ma tutte le più grandi società e servizi di produzione e distribuzione stanno effettuando scelte analoghe.
L’esplosione delle “video-abbuffate”, oltre che come detto dalla grande disponibilità di contenuti online si deve alla moltiplicazione dei device da cui fruirli (smart tv, laptop, tablet smarthpohe) e dalla qualità delle serie, dalle loro trame sempre più complesse e coinvolgenti.
Si pone, per gli sceneggiatori, il problema di capire se questa modalità “ininterrotta” di visione di una serie debba far modificare stile di scrittura ed evoluzione delle storie. La maggior parte di loro – e dei produttori delle serie – pensa che vadano riviste alcuni meccanismi di narrazione, come la caratterizzazione dei personaggi. Simon Blackwell, co-produttore della comedy series della HBO “Veep“, paragona la visione continua come un lungo bagno immersi nella storia, piuttosto che una serie di docce veloci. La questione non è nuova. Siamo abituati a leggere e considerare capolavori come “I miserabili“, “I tre moschettieri” o “I misteri di Parigi” come libri ma in realtà in origine sono stati pubblicati a puntate, essendo tra i feuilleton più famosi di fine ‘800. Stranamente ora guardare di seguito quasi un’intera serie, o almeno una stagione, avvicina l’esperienza a quella della lettura di un libro (ebook…): non è cosa strana leggere anche per ore di seguito, interrompendosi quando lo decidiamo noi o quando gli occhi gridano pietà…
Un’ultima notazione sulla ricerca della Edelman Berland. YouTube appare essere il meta-canale preferito per “abbuffarsi” e questo, se non bastassero altre considerazioni, dovrebbe far riflettere la Rai che recentemente ha fatto togliere tutti i suoi contenuti video da YouTube: o hai una strategia (vedi quella relativa al binge viewing) e strumenti innovativi per far fruire il tuo archivio sul tuo sito (e non sembra questo il caso) oppure abbandonare questo canale globale – anche alla luce delle nuove abitudini dei video-spettatori, dai millennials in giù – appare una scelta dettata da presunzione, ignoranza e scarsissima lungimiranza.
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