Blockchain

EulerBeats, opere audiovisuali on-chain per spingere ai limiti gli NFT

Avere un’opera digitale memorizzata su una blockchain e percepire percentuali o royalties in maniera automatica sulle vendite successive alla prima.

Questi sono due tra i punti più disattesi quando si va a scavare in profondità nei meccanismi che regolano i marketplace degli NFT e delle opere associate.

Con lo slogan “musica come arte matematica su un substrato NFT” EulerBeats, un progetto di Treum supportato da ConsenSys Mesh, vuole invece puntare su queste due caratteristiche finora più declamate che implementate.

Anche se complesso, questo esperimento merita di essere raccontato.

Sfruttando la funzione φ di Eulero vengono generati automaticamente, al momento del minting (della creazione degli NFT), degli schemi grafici – la parte “visuale” – su una matrice a griglia; da questi si ricava poi la parte “musicale”, dei pezzi strumentali – un po’ funky beat – basati su percussioni e strumenti best fake richard mille a corde. Il protocollo usato è l’ERC-1155; a differenza dell’ERC-721 questo protocollo è più efficiente in termini di gestione delle transazioni e consente la creazione di token fungibili e non fungibili.

Cinquantaquattro di questi artefatti ibridi – ciascuno diverso dagli altri, vengono raccolti in un vinile virtuale, con i due lati chiamati Genesis ed Enigma: i 27+27 pezzi audiovisuali costituiscono gli “originali”.

Ora, per come sono concepiti, gli originali vengono creati al momento del conio. Chi acquista l’NFT detiene tutti i diritti, anche commerciali sull’originale. In più ottiene l’8% sulla vendita delle “copie”. Cosa sono queste copie? Sono, appunto, copie dell’originale, generate al momento del minting: queste copie possono essere messe in vendita, permettendo al proprietario dell’originale di ricavarne l’8% del prezzo di vendita. Genesis permette la creazione di 119 copie da ogni originale, Enigma 160.

Nota importante: il prezzo delle copie è fissato da una curva esponenziale crescente detta “bonding curve ”, differente per i due lati Genesis ed Enigma. Maggiore è il numero di copie in circolazione, maggiore sarà il prezzo della copia successiva.

Mi dispiace, ma non è finita.

Parte del prezzo di vendita della copia va a finire in una “riserva” di liquidità per il proprietario della copia: questi può decidere di rivenderla nel mercato secondario ma ha anche un’altra opzione: decidere in un dato momento di “bruciare” (cancellare) la copia, ricevendo dall’84% al 90% (dipende dal lato) del prezzo attuale di una copia.

Ricapitolando, l’84/90% del ricavo di vendita di una copia va nella riserva dell’acquirente della copia, l’8% al proprietario dell’originale, 4/8% è la fee per il progetto.

Un esempio: se io compro la copia #1 a 1 ETH, 0,9 ETH andranno nella riserva. Al peggio, perderò dal mio investimento 0,1 ETH. Ma se altri acquisteranno altre copie, il prezzo per copia salirà. Se brucerò la copia quando il prezzo per copia sarà di 10 ETH, riceverò 9 ETH.

È chiaramente un modello studiato per favorire i primi investitori. E, sì, ricorda uno schema Ponzi. Ora, io non ho sufficienti conoscenze in materie economiche-finanziarie per stabilire se effettivamente il modello sia uno schema truffaldino. Un post sostiene che non lo sia per il valore del prodotto come oggetto da collezione, il potenziale di condivisione delle royalty tra proprietari degli originali e proprietari di stampe e il valore della comunità. Altri due punti a favore sono l’”ombrello” che il progetto ha da parte di ConsenSys, società leader nel settore blockchain, e il claim entusiasta – “the most genius idea ever” – da parte di Mark Cuban, miliardario, imprenditore e collezionista NFT.

Comunque, questo “esperimento di teoria dei giochi economico-finanziario”, come lo definiscono in EulerBeats, ha generato nelle prime settimane più di 1 milione di dollari in royalties per i possessori degli originali Genesis (il primo lato a essere stato creato). Gli originali Enigma sono stati venduti poche ore fa per 243.000 dollari.


Aggiornamento 10/04/2021

Un gruppo di collezionisti hanno formato una DAO (Decentralized Autonomous Organization), raccolto più di 500.000$ in ETH e acquistato 4 originali. BeetsDAO, questo il nome del gruppo, prevede di lanciare a sua volta una serie di token per frazionare il valore degli NFT posseduti. Quello del frazionamento degli NFT è un tema delicato e attualmente in un buco normativo: anche se interessante, questa modalità di suddivisione farebbe rientrare gli NFT nelle “securities“, e quindi sottoposti a regole e controlli stringenti.