Avevo intenzione di scrivere al mio comune (Formia) e ad altri del sud pontino (come Gaeta, Minturno, Scauri, Sperlonga, Fondi, Itri ecc.) per proporre delle riflessioni e alcune proposte per elaborare strategie digitali che seguano gli indirizzi dell’Agenda Digitale superando le difficoltà (si legga questo articolo sulla ricerca dell’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano) e portino anche le piccole e medie città a intraprendere il percorso per diventare “smart cities“.
Poi ho pensato: ho il mio piccolo blog, scriviamo un post “aperto” a indirizzato a loro e ai miei conterranei.
Da quando ho maturato il desiderio (e la necessità…) di tornare ad operare nel mio territorio di origine ho avuto conferma del “digital divide“, tecnologico ma soprattutto culturale di cui soffrono queste zone.
Il basso Lazio ha una ricchezza storica e ambientale di prim’ordine, ma lo sviluppo economico, turistico e culturale negli ultimi decenni è stato spesso carente, malgrado sforzi e iniziative di singoli, di associazioni e di amministrazioni “illuminate”; cito solo come esempi il bellissimo progetto Memorie Urbane, gli incontri letterari “Libri sulla Cresta dell’Onda” promossi dai fratelli Campino, la bella mostra su Alberto Burri alla Pinacoteca Comunale di Gaeta ma ve ne sono altri).
La crisi, le infiltrazioni criminali, la mancanza di cultura imprenditoriale e di strategie comuni non hanno permesso uno sviluppo armonico e sostenibile. Non è stato possibile creare quell’ “humus” fertile, miscela di innovazione, visione del futuro, investimenti mirati e ragionati, coinvolgimento delle giovani generazioni come è successo in altri territori (mi vengono in mente alcune zone della Puglia e della Basilicata ora avanguardia nel campo culturale, turistico e tecnologico).
Quel che noto, per deformazione professionale, è l’utilizzo ancora timido e inadeguato di filosofie, linguaggi, strumenti della Rete e delle tecnologie associate (il mobile, le app, wi-fi ecc.). Amministrazioni comunali ed enti locali in genere (ma anche aziende e associazioni) ancora non comprendono pienamente le potenzialità della comunicazione “aumentata” resa possibile da una società “always connected“, l’opportunità di coinvolgere i cittadini nella creazione/gestione dei servizi e la forza del “glocal” e della interazione, del fare rete non solo in Rete ma grazie ad essa.
Anche quando vi sono (meritori) tentativi di utilizzo dei canali social, questi non sembrano frutto di strategie complessive legate al mondo dei social media, del web e del digitale in generale.
Qui di seguito un micro-report sulla presenza Facebook/Twitter di alcuni comuni del sud pontino.
Per avere un metro di paragone, il 59% dei Comuni capoluogo ha attivato un profilo ufficiale su Facebook e il 63% ha un account su Twitter (ma in generale il 64% dei comuni dichiara di non utilizzare alcun social network) (Fonte: Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano). A proposito di eGovernement, sembra che il comune di Formia stia per attivare alcuni servizi ma per ora non vi sono altre informazioni.
Ma anche sul fronte delle aziende, associazioni e altri enti locali la situazione non è rosea.
Due piccoli esempi, riprendendo iniziative già citate.
La libreria Tuttilibri non ha un sito, non ha un profilo Twitter e non ha pagina su Facebook, ha un profilo (chiuso) usato come bacheca di avvisi. Un non trascurabile tesoro di più di 1.500 contatti non utilizzato nella maniera più appropriata e oltretutto sempre a rischio chiusura da parte di Facebook (che esige si usino le pagine per le attività commerciali). Ripeto, la rassegna estiva dedicata ai libri e ai loro autori è una delle più belle e conosciute tra quelle italiane e probabilmente per Enza e Riccardo va bene così, ma io penso che occorra cogliere lo spirito del proprio tempo, incuriosirsi, spingersi oltre – come le letture (sulla carta e sugli ebook reader…) insegnano a fare – sperimentare e espandere i propri orizzonti. Se fossi un tecnico informatico senza dimestichezza con i libri verrebbero usate queste stesse parole per invogliarmi a leggere…
La bella mostra su Alberto Burri non è praticamente presente in Rete, se non in qualche articolo di giornale online e poco più. Non vi è un sito decente in cui viene raccontata e promossa, poco o nulla sui social. Burri è uno degli artisti italiani più conosciuti, far conoscere l’esistenza della mostra online avrebbe potuto significare invogliare qualcuno (in più) delle centinaia di turisti (anche stranieri) che d’estate frequentano queste zone (non solo Gaeta) a farci un salto.
Non è questione di investimenti e di soldi, necessari comunque ma in misura minore rispetto ad altri strumenti usati in passato: è questione di volontà, di curiosità, di desiderio di documentarsi e di guardare cosa si sta facendo in altre zone, imparare, adattare queste esperienze, provare.
Rete, web, internet, mobile, social media, communities online, start up, crowdfunding e tante altre parole che si utilizzano oggi non sono e non possono essere #hashtag (appunto…) miracolosi e panacee per tutte le situazioni. Sono però opportunità da esplorare, come ormai viene ripetuto ovunque (se si vogliono aprire occhi e orecchie). Sono enzimi che possono catalizzare lo sviluppo di un territorio.
Mi sono dilungato senza averne l’intenzione. Consapevole degli sforzi che vengono fatti anche qui, nel sud pontino (posso solo immaginare le difficoltà e le resistenze che affrontano gli “innovatori”…) da parte di attori pubblici e privati provo semplicemente a elencare alcuni temi all’interno dei quali scegliere per avviare piccoli progetti, a basso costo (niente convegni, niente corsi, niente iniziative barocche inutili e mangia soldi) per divulgare la cultura digitale, coinvolgere giovani e meno giovani, far conoscere le potenzialità di approcci basati sui nuovi linguaggi e strumenti di comunicazione, interazione, condivisione. Dai Comuni alle piccole attività commerciali, dal turismo alle aziende, dalle associazioni no profit all’artigianato la sola conoscenza può generare valore, non solo economico.
Solo una preghiera. Niente fuffa, niente improvvisazione, niente clientelismo. Competenza, serietà, organizzazione, gestione attenta di risorse e di persone, studio di esperienze di successo in Italia e in giro per il mondo.
Ecco un elenco “ispiratore”, volutamente generico.
– egovernment, open data
– sharing economy
– filosofie della Rete (condivisione, partecipazione, conversazione ecc)
– servizi, tool web-based e apps per la gestione interna e per le attività online di aziende e professionisti
– architettura delle informazioni e webdesign per siti e piattaforme aziendali orientati ai nuovi modelli di comunicazione
– comunicazione, promozione e marketing online (web&social media management)
– crowdfunding e crowdsourcing
– sviluppo e-commerce per prodotti tipici
per i millenials
–coworking (creazione e gestione di spazi e attività condivisi)
– fablab (laboratori per la sperimentazione e lo sviluppo di servizi personalizzati di fabbricazione digitale mediante stampa 3D). I makers sono il futuro
Mentre mi documentavo per scrivere questo post ho scoperto, a proposito del rapporto comuni/digitale, che è in arrivo la seconda edizione di “Italia Connessa“, il contest promosso da Telecom – riservato ai comuni tra 15.000 e 50.000 abitanti – che premierà il progetto di sviluppo digitale locale più concreto e innovativo.
In chiusura mi piacerebbe avere qualche risposta, qui sul blog o altrove, per avere notizia di progetti e iniziative sia dei comuni che di altre “entità” della zona e di poter conoscere quelle persone che, come me, credono nella concretezza del digitale.